lunedì 18 agosto 2014

Kalashnikov Collective/Contrasto - "Come il soffitto di una chiesa bombardata"


 
Un incontro tra pesi massimi del punk italiano, quello tra i milanesi Kalashnikov Collective, in giro dai primissimi anni 2000 e che hanno in catalogo come ultima uscita un pregevole 7" quale "Vampirizzati Oggi", e i romagnoli Contrasto, reduci dall'uscita di quello che considero il miglior disco del 2012: "Tornare Ai Resti", anche loro in giro da ormai quasi 20 anni. Il 10" (benefit per i compagni No TAV) si compone di sette pezzi, tre per i Kalashnikov, di cui solo uno effettivamente suonato (il primo e il terzo sono un intro e un outro separati) che segue il solito filo stilistico che li caratterizza fin dalla nascita: tastiere, sintetizzatori, chitarre vagamente alla Iron Maiden e una voce femminile estremamente espressiva e angosciante che si rincorre attraverso le cavalcate lanciate dagli strumenti, con un testo che però non è sicuramente tra i migliori che abbiano composto fino ad ora. Al quarto pezzo iniziano invece i Contrasto e si entra nella parte migliore del disco, quattro canzoni che confermano ancora la band come tra i portabandiera dell'hardcore italiano, capaci di rinnovarsi e di comporre lyrics che coniughino messaggi pensati e compositi con la capacità di caricare come un calcio in faccia chi li ascolta. Dopo "Nullo Mazzesi, partigiano", una strumentale con sopra un discorso registrato dello stesso Mazzesi, il gruppo ci accoglie con la titletrack che inizia con un attitudine che ricorda "Questa non è forse guerra" (presente su "Tornare Ai Resti") per poi partire in un massacrante tupa-tupa che lascia ben poco all'immaginazione, accompagnato da un testo quasi intimista al primo ascolto; seguono poi "Cento fiori son sbocciati" (a riprendere uno degli slogan dell'Autonomia all'indomani del 7 aprile 1979) e "Politica e rivoluzione" (che cita testualmente un libro scritto da Prospero Gallinari e altri compagni in polemica con certe parti del movimento proletario dell'epoca) e sono sicuramente i pezzi migliori, un appello ai combattenti, si potrebbe definirlo, carico di rabbia ma non fine a sè stessa, la straordinaria capacità sopraccitata di riuscire ad unire una certa qual "propaganda" (mi si perdoni il termine) con la più carica energetica che il punk hardcore può trasmettere, ecco, qui è al suo apice. Ricordando sempre che "logoro è il potere/logora è l'azione!".
Voto lato Kalashnikov: 7
Voto lato Contrasto: 10

Tracklist:
01. Un Futuro Radioso
02. Chi Sta In Alto Dice "Questa E' Pace, Questa E' Guerra"
03. Hitler Con Gli Occhiali A Specchio
04. Nullo Mazzesi, Partigiano
05. Come Il Soffitto Di Una Chiesa Bombardata
06. Cento Fiori Son Sbocciati
07. Politica E Rivoluzione

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A.C.A.B. - "Skinhead 4 Life"



Gli All Coppers Are Bastards rappresentano una leggenda nell'ambito dell'oi! del sud est asiatico, attivi fin dal 1994 e da sempre imperniati sulla figura del cantante/chitarrista/compositore Megat Hafiz che è l'unico membro fisso della formazione. Questo disco è il loro terzo LP, datato 2001 e unisce un suono street abbastanza grintoso con influenze melodiche molto presenti e sentori che spaziano sull'heavy metal (territori d'altronde già battuti dai Cock Sparrer durante gli anni '90), soprattutto per quanto riguarda gli assoli e le parti strumentali relativamente lunghe. Forse proprio questo essere un mix di più stili senza un vero e proprio collante lo rende vacuo all'ascolto, senza soddisfare in maniera completa nessun tipo di "gusto"; da ascoltare per il valore storico della band ma difficilmente si passa l'intero disco senza annoiarsi, anche se non mancano ottimi pezzi quali la title track e "Streets of uptown".
Voto: 6,5

Tracklist:
01. Skinhead 4 Life
02. We Are A.C.A.B.
03. Freedom & Justice
04. We Are The Youth
05. Eight Years Of Aggravation And Boisterous Easten Oi!
06. Racial Hatred
07. Streets Of Uptown
08. Our Country
09. You Lie
10. Skinhead Selamanya

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