Ognuno di noi pensa di non aver nulla a che fare con il virus dell’HIV, siamo portati ad immaginarla come una malattia “lontana” dalla nostra quotidianità, una disgrazia che toccherà solo a pochi soggetti che pare vivano a anni luce dal nostro mondo e ,lungi dal voler aver alcun tipo di contatto con questa malattia, rifiutiamo quasi di conoscerla, facendoci bastare quelle poche informazioni sull’attività del virus nel corpo di un soggetto infetto che passivamente ascoltiamo durante l’ora di biologia. Ciò di cui ci dobbiamo rendere conto invece è che l’HIV è molto, molto vicino a noi, i soggetti infetti non sono solo persone che fanno uso di stupefacenti o vendono il proprio corpo ai lati della strada, i soggetti infetti sono spesso ragazzi giovani che come noi non penserebbero mai che una malattia simile possa averli contagiati. L’omosessualità, la tossicodipendenza e la prostituzione non sono in effetti i primi veicoli del virus, la maggior parte di contagi avviene in conseguenza ad un rapporto non protetto tra persone di cui ‘ci si può fidare’ persone che magari conosciamo da una vita e che probabilmente neanche immaginano di essere entrati in contatto con la malattia, esattamente come noi. Le percentuali non sono allarmanti, è vero, ma non sono certo loro a dover placare i nostri dubbi: insomma possiamo davvero essere certi che noi o le persone a noi vicine non siano maimaimai entrate in contatto con la malattia? Potrei scommettere che se pensiamo alla nostra cerchia di amici o di conoscenti almeno su due di loro abbiamo un mezzo dubbio sul fatto che non abbiano mai avuto rapporti a rischio. E poi ,voglio dire, l’amore è cieco, che ne sappiamo noi che non ci innamoriamo proprio di quel tipo della compagnia che è un bravo ragazzo per carità ,ma magari per una serata all’insegna dell’alcol in discoteca ha fatto la cazzata di andare con “la tipa chissachi”. Come possiamo essere davvero certi la “signorina chissachi” non svolga abitualmente quel tipo di “attività ricreative” e che si sia presa il virus? Ma pensate addirittura se quel chissachi siamo noi sciocchi che per un colpo di testa ci ritroviamo a essere infettati e peggio ancora a infettare chi amiamo. Ma senza andare troppo sull’ipotetico, un elemento che ci fa capire quanto la malattia sia vicinissima a noi è la facilità con cui avviene la trasmissione: i rapporti non protetti sono il primo veicolo ma non l’unico, il virus dell’hiv è trasmissibile anche usando un rasoio o uno spazzolino di un soggetto infetto. Tutto questo per dirvi che anche noi bravi ragazzi puri e casti (..) possiamo fare qualcosa per circoscrivere questa malattia. Voglio dire, perché no? Perché non fare un semplice esame del sangue o farlo fare al tipo famoso della compagnia così siamo tutti più tranquilli? È un impegno che dovremmo prendere con noi stessi per la nostra salute, per quella di chi ci circonda e per le generazioni successive, i nostri figli, perché non si ritrovino in un mondo ancora più malato di questo in cui ci troviamo noi.
Ma soprattutto è gratis.
Vorrei faceste parte di questa improvvisatissima campagna di sensibilizzazione, non fate del mio lavoro carta straccia, passatelo a qualcuno a caso e fateglielo leggere, ne sarei davvero felice. Grazie
Scritto da una studentessa di 18 anni
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“La trasmissione sarà interrotta il prima possibile. Uniti contro l’Aids si vince”. E’ questo lo slogan della campagna di comunicazione del Ministero della Salute per la lotta contro l’Aids 2012-2013 che partirà sabato 1 dicembre in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids. Per il Ministro della salute, prof. Renato Balduzzi, “il contrasto all’Aids è una sfida globale davanti alla quale non ci si può tirare indietro. E’ importante aumentare la sensibilità di tutti su questo tema e non abbassare la guardia, e per fare questo è necessario continuare e intensificare il lavoro di informazione e prevenzione, e sensibilizzare a un comportamento sessuale responsabile, all’utilizzo del preservativo e al test Hiv. ‘Interrompere la trasmissione il prima possibile’ si può”.
(è stato introdotto dall’ 1 Gennaio 2012 il numero del Telefono verde è 800.861.061 ed è attivo dalle ore 10.00 alle ore 18.00)
ECCO perché è IMPORTANTE FARE GLI ESAMI..E FARLI SUBITO
Molte persone Hiv positive scoprono di essere infette dopo vari anni e pertanto non possono usufruire dei benefici delle terapie antiretrovirali prima della diagnosi di Aids: dal 1996 ad oggi ben due terzi delle persone diagnosticate con Aids non ha effettuato alcuna terapia antiretrovirale prima di tale diagnosi.
In occasione della Giornata Mondiale di lotta contro l’AIDS, sabato 1 Dicembre 2012, il Centro Operativo Aids (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità rende noti i nuovi dati relativi al contagio: la sorveglianza dell’AIDS, riporta i dati delle persone con una diagnosi di AIDS conclamato. Dall’inizio dell’epidemia nel 1982 ad oggi sono stati segnalati circa 64.000 casi di AIDS, di cui quasi 50.000 deceduti.
Nel 2011 l’incidenza di AIDS è stata di 1,3 casi per 100.000 residenti. L’incidenza di AIDS e il numero di decessi per anno continuano a diminuire, principalmente per effetto delle terapie antiretrovirali combinate (introdotte nel nostro Paese nel 1996).
Nel 2011 poco più di un quarto delle persone diagnosticate con AIDS ha eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS. Il fattore principale che determina la probabilità di avere eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS è la consapevolezza della propria sieropositività: tra il 2006 e il 2011 è aumentata costantemente la quota di persone che è arrivata allo stadio di AIDS conclamato ignorando la propria sieropositività. Nel 2011 questa proporzione è del 62,9%.